Mi chiamo Stefano e sono l’esterno offensivo della squadra Juniores del Paperino San Giorgio. Ho cominciato a giocare a calcio da bambino, girando diverse squadre di Prato. Nella vita è bello avere qualche punto fermo che continua ad accompagnarti nelle diverse età mentre tutte le altre componenti cambiano insieme a te che cresci. Il calcio è stato e continua a essere il mio punto fermo. In ogni età la mia passione per il pallone non è mai svanita, anche se ha cambiato continuamente pelle: da bambino la mia gioia erano le partitelle cinque contro cinque con zero tattica e valanghe di gol. Da più grandicello ho cominciato ad apprezzare il gesto tecnico: ricordo una tripletta che misi a segno quando facevo le medie in una partita 9 contro 9 in un torneo a Sesto Fiorentino contro il Forte dei Marmi. Essendo un attaccante conosco abbastanza bene l’emozione del gol. C’è chi raggiunge il massimo dell’emozione al momento dell’esultanza e dell’abbraccio dei compagni, subito dopo aver segnato. Io invece raggiungo l’apice della felicità nel momento stesso in cui vedo la rete gonfiarsi. Al momento del tiro mi sento solo: io, la palla, la porta, il portiere avversario. Sono frazioni di secondo, ma in quegli attimi e durante quel gesto faccio in tempo a percepire il silenzio perfetto intorno a me, e la concentrazione è indescrivibile. E poi arriviamo agli anni più recenti dell’adolescenza. Le prime partite a 11 nel Coiano, e la mia passione per il calcio che si arricchisce mettendo dentro il bello della tattica e dell’organizzazione di squadra. Del mio repertorio di ala il fondamentale che mi riesce meglio è il cambio di gioco: vi sembrerò un matto, ma io tocco il cielo con un dito ogni volta che la palla attraversa il campo e plana sui piedi del mio compagno dalla parte opposta. O perlomeno, vicino ai suoi piedi. La cosa invece che mi rattrista di più quando gioco è la frase del mister “Stefano, gioca semplice!”. Io che vivo sognando un dribbling, quando mi sento dire “gioca semplice” penso alla morte della creatività e del divertimento. Si vede che se gli allenatori me lo dicono così spesso vuol dire che tanta fiducia non gliela ispiro, mi sa… Scherzo!
Sono arrivato al Paperino da quest’anno, seguendo il consiglio di un paio di amici. L’ho sempre conosciuta da avversario come una squadra seria, ben organizzata, una realtà di livello nel panorama calcistico pratese. In questo campionato siamo partiti male un po’ perché siamo una squadra molto rinnovata, e un po’ perché nelle prime due partite abbiamo incontrato due squadroni. Però il nostro è un bel gruppo. E poi a me non dispiace nemmeno il campo della parrocchia di Castelnuovo dove la nostra squadra è costretta a giocare e ad allenarsi in attesa della costruzione del campo nuovo del Paperino. Mi piacciono i campi di calcio in aperta campagna. E poi ci si allenano e ci giocano solo due squadre, noi e la prima squadra. Insomma, io al nostro campo di scorta mi ci sono già affezionato, e spero di segnarci presto il mio primo gol con la maglia del Paperino.
Sono contento di vestire la maglia giallo-azzurra anche perché la nostra società non ha eguali a Prato nell’organizzare progetti belli per le sue squadre anche fuori dal campo di gioco. Oggi per esempio io e due miei compagni di squadra siamo andati alla parrocchia di Gesù Divin Lavoratore per il primo pomeriggio del progetto della Figc “Non solo piedi buoni” nel quale il Paperino rappresenta la provincia di Prato. Abbiamo messo su dal nulla un doposcuola per i bimbi del quartiere di via Pistoiese, la zona della nostra città con maggiore concentrazione di abitanti di origine cinese. Siamo andati ai cancelli della scuola del quartiere a prendere i bimbi che si erano iscritti alla nostra scuola calcio in parrocchia. Altri bambini li abbiamo trovati direttamente al campetto di calcio della chiesa che ci aspettavano. All’inizio mi sentivo un po’ titubante perché non sapevo se i bimbi e noi ci saremmo divertiti. Non ci conoscevamo per niente, c’era un po’ d’imbarazzo, e poi finora non avevo mai fatto un’attività di intrattenimento per i bimbi.
E’ stato bello vedere che il ghiaccio si è rotto quasi subito e che i 7 bimbi di tante provenienze venuti a giocare con noi siano stati bene. Un paio di mamme cinesi sono venute con i loro figli a vederci all’opera e a vedere gli spazi della parrocchia, e ci hanno promesso che la prossima settimana ci affideranno i loro bimbi. Insomma pare che gli abbiamo fatto una buona impressione! I bimbi alla fine dell’incontro erano contenti, e io lo ero in modo particolare, anche perché nell’ultimo quarto d’ora del doposcuola abbiamo letto la mia storia che avevo preparato apposta per i bambini. Ho raccontato ai bimbi della mia infanzia trascorsa nella loro stessa scuola (la Borgonuovo) e gli ho parlato dei miei giochi preferiti, di alcune maestre che anche loro conoscevano, e di alcuni episodi buffi per farli sorridere. Questa scusa di preparare una storia da leggere insieme prima di salutarci è stata l’occasione di un bel tuffo nel mio passato, e mentre leggevamo tutti in cerchio questi miei aneddoti mi sono emozionato. Speriamo di continuare con lo stesso entusiasmo, in questo doposcuola gratuito del lunedì pomeriggio. E’ bello mettere come squadra un piccolo tassellino per il benessere di questi bimbi dalle tante origini diverse (asiatiche, africane, europee). Sono loro la Prato di domani. E noi siamo qui per dimostrargli che il domani di Prato ci sta a cuore.