Intervista a Tommaso Muracchioli – USD Don Bosco Fossone

Mi chiamo Tommaso e gioco mezzala nell’under 17 del Don Bosco Fossone. Il primo ricordo che ho con il pallone fra i piedi è all’età di 3 anni. Mio nonno mi portava nella strada sotto l’orto di casa sua, in un paesino dell’interno sopra Carrara, e mi faceva giocare a calcio con alcuni bambini che abitavano nelle case vicine. Non era un campo vero: giocavamo sul cemento e i pali delle porte erano dei sacchetti o dei mattoni che i nonni ci aiutavano a sistemare. Giocare a calcio in strada è una passione che ho continuato a praticare anche negli anni successivi, ai tempi delle elementari, quando avevo già iniziato a giocare le partite ufficiali nei Pulcini del Don Bosco Fossone. Però il gioco libero è troppo bello, soprattutto da bambini! I genitori o i nonni ci guardavano sì, ma da lontano, ai giardinetti dove si improvvisavano delle super-partite mollando gli zaini per terra non appena uscivamo da scuola. Nel gioco libero non ci sono schemi e non c’è paura di sbagliare. E’ lì che si imparano i fondamentali del calcio. Per questo è un peccato che oggi il gioco libero si pratichi così poco. Io sono stato fortunato, ad aver avuto la possibilità di giocare per strada, in piazza, nei parchi o sulla spiaggia per così tanto tempo, da bambino. E poi sono stato fortunato a trovare una società di calcio nella mia città come il Don Bosco Fossone: qui da noi un pochino lo spirito del gioco libero esiste ancora, anche da grandi. Certo, vogliamo vincere, c’è la tattica, bisogna stare concentrati. Però quando si sbaglia o si perde nessuno ti fa il processo. Siamo liberi di sbagliare e non rischiamo mai di perdere la gioia del gioco.

Di questa aria speciale che si respira a Fossone me ne sono reso conto quando due anni fa mi venne voglia (così, per sfizio) di cambiare squadra. Tempo pochi mesi e subito sentii la nostalgia di “casa”: mi mancava il gruppo squadra, ma mi mancavano soprattutto il divertimento e la leggerezza; con tanta cura ma senza nessuna paura e senza prendersi troppo sul serio. Così ho di nuovo cambiato idea e sono tornato nella mia squadra del cuore. L’allenatore dello scorso anno, appena sono tornato qui a Fossone, mi ha cambiato ruolo: da terzino a mezzala. Il mister si era accorto che negli uno contro uno ero troppo lento. Invece nel controllo di palla, nel passaggio filtrante e nei cambi di gioco me la cavo bene, e anche negli inserimenti a chiudere le azioni arrivando in area da dietro, sfruttando il buon tiro che mi ritrovo. Così è da più di un anno ormai che mi diverto tantissimo, nel ruolo che sento davvero mio, e con la possibilità di fare gol e di vivere l’emozione più bella che c’è nel nostro gioco preferito. In questa stagione la nostra squadra è iscritta al campionato provinciale di Massa-Carrara della categoria under 17, con l’obiettivo di provare a vincerlo. Inoltre sempre in questa stagione la nostra squadra è stata scelta per partecipare al progetto Non Solo Piedi Buoni, che ha creato un gemellaggio fra noi del Fossone Allievi e i nonni del circolo pensionati di Marina di Carrara. Il giorno in cui, insieme ai miei compagni Tommaso e Nicholas, sono andato al primo appuntamento di questo incontro speciale fra carrarini di generazioni opposte, ero un pochino preoccupato. Sono timido di carattere, vedevo queste persone anziane giocare a carte con tanto accanimento, e ho pensato: “E ora come facciamo a fare amicizia?”. Ci siamo fatti forza e abbiamo chiesto a questi nonni, diversi dei quali non sapevano del nostro progetto, se volevano farci entrare in una briscola a 4, e da lì è stato bellissimo: ci siamo mescolati su tavoli diversi e abbiamo riso tutti insieme. Poi sono arrivati altri nonni, del gruppo di poesia del circolo, che invece sapevano del nostro arrivo e ci hanno accolto nella loro sala. Il protagonista è stato Antonio, un professore di inglese in pensione che ci ha raccontato la sua infanzia a Marina di Carrara, facendoci vedere i giochi che si facevano prima dell’era dei videogames. Fionde, biglie, figurine, ma anche fughe di nascosto dentro cantieri abbandonati, e anche tante giornate d’estate trascorse ad aiutare il babbo barbiere nella sua bottega e a lavorare (sempre da ragazzino) in uno stabilimento balneare in estate. Mi ha colpito tanto l’inventiva e la creatività che Antonio e gli altri nonni avevano nell’escogitare tutti questi giochi con tanto di frasi in dialetto e regole personalizzate. E infine don Tommaso (il diacono della Figc che ha inventato questo progetto) e Antonio ci hanno invitato a salire sulla Panda prestataci per l’occasione dal nostro presidente del Fossone, Giorgio, per spostarci nel cuore di Marina di Carrara e farci insegnare da Antonio tutti i particolari e i luoghi della storia della sua infanzia che ci aveva appena raccontato: la fontanella dove la mamma andava a prendere l’acqua che in casa non avevano esiste ancora, nella via principale del centro abitato che si chiama Ruga Maggiani. Con un po’ di immaginazione io e i miei due compagni di squadra ci siamo immaginati la nostra città senza automobili, senza supermercati, con tanti negozi e con tanti bambini a giocare in strada. Io sono contento di vivere nel tempo di oggi, con tutte le tecnologie e le possibilità di conoscere e di muoverci a nostra disposizione che prima non c’erano, però un po’ di quello spirito di avventura che ci ha trasmesso Antonio nei suoi ricordi da bambino vorrei che si potesse recuperare: con le ginocchia più sbucciate, con qualche piccolo pericolo in più da correre fuori casa, ma anche con tanta voglia di vivere e di sentirsi a casa nella nostra Carrara.