Intervista a Ennio Arcangeli – US Sales

Mi chiamo Ennio e sono un attaccante della squadra Allievi under 17 della Sales. Sono arrivato alla Sales solo pochi mesi fa. Come tanti ragazzi di Firenze, di squadre ne ho girate diverse tra l’infanzia e l’adolescenza, sfruttando il fatto che in una grande città c’è l’imbarazzo della scelta: in ogni quartiere una squadra, o anche più di una. Mi piacciono le nuove sfide e sono curioso di scoprire sempre nuovi campi di allenamento, nuovi allenatori e nuovi compagni di squadra. Dopo tutto il mio girovagare ormai su ogni campo e in ogni partita, incrocio fra gli avversari qualche ragazzo che in passato ha giocato con me: Dopolavoro Ferroviario, Gavinana, Firenze Sud… e in un anno addirittura ho cambiato non la squadra ma lo sport, passando dal calcio al pugilato. Il ring mi affascinava, ma poi mi sono reso conto che non ero fatto per fare a cazzotti e che la mia vera passione era il pallone. E così quest’anno eccomi alla Sales, e chissà che non sia la volta buona per fermarmi. L’avvio di campionato è stato difficilissimo, tre sconfitte di goleada nelle prime tre partite. E poi la bruttissima notizia della malattia del nostro portiere Martino, che io prima di arrivare nella Sales non conoscevo ma con cui ho impiegato pochissimo tempo per farci amicizia. Speriamo come squadra di riuscire a stargli vicino e a regalargli un po’ di buonumore. Io, a proposito, sono uno che riesce a scherzare e a sdrammatizzare anche nei momenti più difficili: è quello il mio ruolo, nello spogliatoio. Sono quello che te la fa prendere bene e ti strappa un sorriso anche quando gli altri hanno i musi lunghi. Anche perché prima o poi arriveranno le avversarie alla nostra portata, e prima o poi torneremo a giocare nel nostro campo di casa di via Gioberti che fino a ora non ho mai assaggiato da giocatore della Sales, visto che c’erano i lavori di rifacimento dell’erba sintetica. Il nuovo terreno è spettacolare, mi ha fatto vedere ora una foto il presidente, già dalla prossima settimana potremo allenarci lì. Fra l’altro inaugurare un campo di calcio non è una cosa da tutti i giorni. Non vedo l’ora!

In questa nuova esperienza alla Sales uno dei regali più belli che mi sono arrivati è il gemellaggio che ci ha proposto la Figc fra la nostra squadra Allievi e gli ospiti dell’albergo popolare. Per me è un’emozione particolare perché io abito proprio a un passo dal centro di accoglienza per persone senza casa dove con i miei compagni di squadra abbiamo iniziato a trascorrere i nostri martedì pomeriggio. Con i miei amici del quartiere passo tanto tempo a chiacchierare e a giocare a calcetto nel campino di piazza Tasso, la piazza dove per l’appunto affaccia l’albergo popolare, e dove ogni pomeriggio si mescolano i ragazzi della mia età con tanti senza tetto che aspettano la riapertura serale del dormitorio, più i soliti pensionati e le diverse mamme con i bambini che giocano sulle altalene e sugli scivoli. Queste persone di strada che aspettano di rientrare nell’albergo popolare ti chiedono sempre una sigaretta, a volte hanno bevuto troppo vino o troppa birra, però il resto della piazza li tratta bene: ci si saluta, si fanno due chiacchiere, perché piazza Tasso è una piazza di tutti. Così oggi, che finalmente ho avuto la possibilità di visitare l’albergo popolare, un po’ mi sentivo a casa: diversi ospiti incrociandomi nei corridoi fra le camere mi hanno riconosciuto e salutato per primi. E’ stato bello! Poi, guidati da Tommaso (l’educatore dell’albergo) io e due miei compagni di squadra ci siamo accomodati in una sala riunioni e abbiamo ascoltato la storia di Marco, un signore di 80 anni che (incredibile ma vero) quando era più giovane è stato anche allenatore di una squadra giovanile proprio della nostra Sales. Marco ci ha raccontato la sua vita prima del precipizio: geometra affermato, sposato con due figlie, calciatore dilettante arrivato anche a esordire in serie C con il Grosseto. Poi però è iniziata una valanga di eventi negativi: la relazione con un’amica della moglie, la separazione, l’attività come geometra sempre più in crisi, e infine lo sfratto dal mini-appartamento in centro a Firenze per il quale non riusciva più a pagare l’affitto. “Mi ritrovai a dormire sul divano di uno studio di geometra che oltre a qualche lavoretto mi dava il permesso di restare lì anche di notte. Ma quella non era più vita. Toccai il fondo, e decisi di chiedere aiuto alle assistenti sociali”, ci ha raccontato Marco senza nasconderci niente. Da lì l’arrivo all’albergo popolare. Nei primi mesi in una camerata insieme a diverse persone, e ora in un ambiente più confortevole, sempre dentro l’albergo ma con una cucinetta autonoma e soprattutto la possibilità di entrare e uscire praticamente senza limitazioni di orario. E’ stato bello ascoltare questa storia di caduta e di rinascita. Da Marco ho imparato l’umiltà che ha avuto nel chiedere aiuto, e la capacità di non abbattersi quando è entrato per la prima notte nel dormitorio. Se anche in un periodo di grande difficoltà riesci a restare con uno spirito positivo e a cercare il bello che c’è nonostante tutto, è lì che inizia la svolta. E la vita ti torna a sorridere.