Intervista a Diego Sannino – G.S. San Miniato A.S.D.

Mi chiamo Diego e sono un difensore centrale della squadra Juniores del San Miniato di Siena. Sono nato a Siena ma poi dagli anni delle elementari fino all’inizio delle superiori ho vissuto con la mia famiglia a Ercolano, in provincia di Napoli, essendo mio padre originario di quella terra. L’infanzia in Campania mi ha regalato tante cose, a cominciare dal tifo per il Napoli e dalla passione per il calcio giocato dappertutto. Nei campi sportivi, certo, ma anche per strada. Mi ricordo partite interminabili nella viuzza sotto casa nostra, con i miei 8 cugini che abitavano tutti nelle case vicine alla mia: a Ercolano le famiglie erano allargate; a vedermi giocare al campetto non venivano solo babbo e mamma, ma anche zii, cugini e parenti alla lontana. Una volta all’età di 9 anni feci un gol da centrocampo in una partita di calcio a 7 e il mister e tutta la mia famiglia mi portarono in trionfo. Mi ricordo che quando giocavamo in strada e passava una macchina noi ci fermavamo tipo cooling break, dopodiché ricominciava la partita. Il gioco libero che qui a Siena praticamente è sparito, nel paese di mio padre esiste ancora ed è una cosa bella. Sì, giocando a pallone sull’asfalto ci si sbucciava le ginocchia di continuo però si imparava a giocare nello stretto, a pensare velocemente, a dribblare e (nel mio caso) a marcare “sentendo” l’avversario. E soprattutto ci divertivamo un sacco, passando molto meno tempo sui tablet e sugli smartphone. A Ercolano, ovviamente, ho giocato anche tante partite ufficiali nella squadra giovanile del paese, chiamata Ercolanese, disputando anche campionati di livello regionale. Poi io, mia madre, le mie due sorelle e mio fratello ci siamo trasferiti nuovamente a Siena, la città di mia mamma. E così nelle ultime due stagioni, su suggerimento di un amico, mi sono tesserato per il San Miniato. Qui in Toscana rispetto al calcio giovanile campano c’è molta più organizzazione: il pullmino che ci porta in trasferta, l’attrezzatura, gli allenatori mediamente più preparati, la tattica spiegata nei minimi dettagli… Tutte cose belle che a Ercolano me le sognavo. A Napoli in compenso c’era molto più agonismo in campo, e anche più tecnica individuale figlia delle tante partitelle in strada di cui parlavo prima. Quest’anno, il mio primo campionato con la Juniores, è cominciato non benissimo sotto il profilo dei risultati, con una vittoria e tre sconfitte, però è cominciato bene dal punto di vista dell’unione del gruppo. Ci aiutiamo molto fra di noi in campo e ci divertiamo anche fuori dal campo, soprattutto nelle cene in contrada, che i miei compagni di squadra senesi doc mi stanno facendo conoscere introducendomi in questo clima da osteria toscana (legato al palio) molto popolare e molto accogliente, capace di rendere questa città così magica.
Questo è un anno speciale per noi Juniores del San Miniato anche perché proprio oggi abbiamo cominciato il gemellaggio del progetto Figc “Non Solo Piedi Buoni”: la nostra squadra è stata abbinata a una squadra di calcio speciale di Siena, chiamata Le Bollicine composta da ragazzi disabili cognitivi. Questi ragazzi si allenano ogni venerdì pomeriggio sul campo di Rosia, a 10 km dalla città e noi del San Miniato ci uniamo a loro in alcuni di questi allenamenti delle Bollicine, raggiungendoli a Rosia e giocando con loro. Io e due miei compagni di squadra abbiamo fatto oggi una delle partitelle più divertenti dell’anno. Questi ragazzi hanno il grande dono della spontaneità: non hanno filtri, ti prendono in giro e scherzano con te anche se ci siamo conosciuti solo 5 minuti fa; è stato bello fare un po’ di assist per mandare in gol qualcuno di loro, e vedere la loro felicità che era anche la nostra. Io so bene quanto sia importante non lasciare soli questi ragazzi disabili e soprattutto non lasciare soli i loro familiari. Lo so bene perché mio fratello più piccolo convive dalla nascita con una disabilità gravissima, che non lo rende capace né di camminare, né di parlare né di vedere. So bene l’impegno eroico che i genitori di questi ragazzi ci mettono per aiutare i loro figli speciali ad avere una vita dignitosa. Lo so bene perché ho visto e continuo a vedere l’impegno e l’amore immenso di mia mamma per mio fratello. Il rischio, come dicevo, è quello di rimanere soli, e anche di isolarci da soli, noi famiglie con all’interno una persona disabile. Mi ricordo che fino a pochi anni fa ero in forte imbarazzo quando venivano a casa mia dei miei amici e mio fratellino era in casa. Avevo paura di mettere i miei amici a disagio. In realtà con il tempo ho capito che invitando i miei amici a tavola con me e con mio fratello faccio una cosa bella anche per i miei amici, insegnandogli nel mio piccolo a non avere paura delle diversità, a prendersene cura. Per questo motivo e per questa mia storia familiare ho deciso di partecipare per primo al gemellaggio fra la mia squadra e i ragazzi delle Bollicine. Il nostro è un piccolo segno, ma con un grande significato. Ogni volta che scenderemo in campo a Rosia con questi ragazzi e giocheremo con loro divertendoci insieme senza barriere, i genitori e i familiari di questi ragazzi si sentiranno un po’ meno soli. E magari inizieranno a fare il tifo per il San Miniato, come noi lo faremo per Le Bollicine.