Da bambino e fino all’età delle superiori ho giocato portiere in una squadra di Pontedera chiamata Bellaria Cappuccini. Il campo dove ho vissuto i miei (rari) momenti di gloria fra i pali è stato dismesso una quindicina d’anni fa, per fare spazio a una nuova zona residenziale. In compenso la Bellaria esiste ancora. Il centro sportivo della mia infanzia è stato ricostruito in grande stile a poche centinaia di metri da quello originario, sempre nel quartiere dell’ospedale e della chiesa dei frati da cui la società prende il nome. Il nuovo centro sportivo, ricostruito con i soldi incassati dalla vendita del vecchio campo di gioco, è diventato un punto di riferimento nella città della Vespa per tantissimi sport: dal calcio al rugby, dalla pallavolo al calcetto fino alla pallacanestro. Rispetto ai miei tempi è quindi cresciuto tantissimo il numero dei giovani atleti, e con esso la struttura organizzativa. Tuttavia è bello per me constatare come anche a distanza di 30 anni alcuni punti fermi in carne e ossa dello staff dirigenziale siano rimasti gli stessi di quando c’ero io, in mezzo a tanti cambiamenti ed evoluzioni. Il “mio” presidente Piero Becattini, per esempio, che quando io ero il portiere della Bellaria esordienti era un ferroviere-ciclista nonché presidente della società di calcio, è cresciuto di grado: presidente onorario, capostipite, splendido ottantenne sempre al campo sportivo e sempre pronto ad accogliere, salutare vecchi amici e dare consigli utili. E poi l’altro Piero, Vetturi: all’epoca direttore sportivo, e anche lui operativo al massimo oggi come ieri dietro la scrivania della sede e intorno ai campi da gioco dei tanti sport praticati qui alla Bellaria. E’ proprio grazie all’amicizia rimasta nel tempo con questi due Pieri che il progetto della Figc “Non solo piedi buoni” ha bussato anche alle porte della Bellaria Cappuccini, trovando fin da subito un’accoglienza entusiasta. “Vuoi sapere la mia? Dovresti proporre di partecipare a una delle nostre squadre femminili”, fu il primo consiglio del presidente onorario Piero, con annesso numero telefonico di un dirigente della Bellaria calcio femminile da chiamare. Consiglio seguito senza indugio, visto che nel roster delle squadre partecipanti a questo progetto una squadra di ragazze ancora mancava.
Una telefonata, un incontro, una riunione… Durante l’estate la tela è stata tessuta con pazienza fra me, i dirigenti Marco e Giampaolo e l’educatore Lorenzo, responsabile della comunità per minori di Pontedera con la quale le bimbe dell’under 17 della Bellaria sono state invitate a gemellarsi in questa stagione che sta per iniziare. Eccoci finalmente alla presentazione ufficiale insieme alle ragazze e ad alcuni loro genitori. Io, i dirigenti della Bellaria e Lorenzo della comunità per minori le incontriamo nel salone del ristorante della società sportiva adibito per l’occasione a sala riunioni, con tanto di slide e proiettore sullo sfondo. Le ragazze ci raccontano di essere l’ultima creatura del settore giovanile femminile della società verdeblù: “Per noi la chiamata della Bellaria è stata una benedizione, perché fino all’anno scorso giocavamo nell’Empoli che quest’anno non si è iscritto al nostro campionato under 17, lasciandoci tutte libere. L’iniziativa della Bellaria di allestire una squadra della nostra età ci ha consentito di continuare a giocare a calcio in una squadra vicina a casa”. Di fronte alla presentazione di questo “allenamento alternativo” di educazione civica proposto dalla Figc e sposato dai dirigenti della squadra, le ragazze appaiono ovviamente sorprese. Mentre Lorenzo presenta loro la realtà della comunità per minori, loro sgranano gli occhi e non si perdono una parola. “Sono ragazzi e ragazze più o meno della vostra età, molto più simili a voi di quanto non immaginiate. Sono ragazzi che vanno a scuola come voi, che cercano di trovare il loro posto nel mondo, con le loro passioni e le loro paure tipiche dell’adolescenza. La particolarità sta nelle ferite che questi nostri ragazzi e ragazze portano nel cuore, ferite figlie di una cura da parte dei genitori che gli è mancata e che ha causato l’allontanamento da casa disposto dal tribunale dei minorenni. La vostra presenza nella nostra comunità ogni martedì pomeriggio ci riempie di gioia perché noi ci teniamo a non essere visti come un luogo chiuso e inaccessibile, ma al contrario ad avere le porte aperte alle associazioni di Pontedera: voi potete essere importanti per i nostri ragazzi, facendo il tifo per loro, diventando loro amici e aiutandoli a disinfettare certe loro ferite interiori; ma anche noi della comunità vogliamo fare il tifo per la Bellaria femminile, e verremo al campo a vedervi quando il campionato comincerà”.
Le ragazze della Bellaria e i loro dirigenti chiedono subito se fra le bimbe della comunità ce n’è per caso qualcuna a cui piace giocare a calcio. “E’ una domanda interessata, eh, chiariamo subito. Siamo ancora in cerca di un portiere…”. Chissà che da questo gemellaggio la Bellaria femminile non abbia da guadagnarci anche in sede di “calciomercato”. Intanto Piero (il presidente onorario e fondatore della Bellaria) fa capolino dietro le quinte della presentazione, scatta foto di gruppo per il calendario 2025 della società sportiva posando come una star in mezzo a giovani che vanno e vengono, e se la ride soddisfatto: “Hai visto Tommaso che bel casino che c’abbiamo qui dentro?” La sua favola colorata di verde e di blu nata nel 1972, e su cui lui ha lasciato un pezzetto di cuore ad ogni pagina, ora con le sue bimbe della under 17 e insieme alla comunità per minori di Pontedera si arricchisce di un nuovo capitolo fatto di sport e di solidarietà di cui andare orgogliosi.