A.C.D. BIBBIENA

A Bibbiena, il paese più popoloso fra i centri abitati alle pendici dei monti del Casentino (sulla strada che dopo il passo della Consuma scende verso Arezzo), c’è un campo sportivo bellissimo, in erba naturale, in mezzo alle case e a pochi passi dalla stazione. Per la gente del posto è il “campo Ferrovia”. A differenza dello stadio, che si trova nella parte più alta del paese e dove vengono disputate le partite più importanti, qui al campo Ferrovia si viene soprattutto per allenarsi. Io ci arrivo nel bel mezzo di un pomeriggio nuvoloso, ventoso e molto autunnale: eppure il via vai festoso di atleti di tutte le età è così bello da riscaldare il cuore più del giacchettino appena tirato fuori dall’armadio. Bambini, ragazzini, ragazzi e amatori si dividono tre campi di gioco (solo uno dei quali regolamentare) e i rispettivi spogliatoi. Al contempo intorno al prato verde un bel manipolo di genitori e di nonni chiacchiera animatamente chiamandosi non per nome ma per soprannome: “Stagnino!” “Grillone!” “Mocca!” “Dumbo!”, il clima insomma è da strapaese. Sono appena arrivato, nessuno mi conosce, ma già ho trovato un signore coi capelli bianchi che mi racconta vita, morte e miracoli del Bibbiena. “Il nostro Maradona non si chiama Diego Armando, ma Emanuele. Per tutti è Giaccherini. Te lo ricordi no, in Nazionale, nella Juve, nel Napoli, in Inghilterra?”. Certo che me lo ricordo! Il ct Antonio Conte lo aveva ribattezzato Giaccherinho, per il suo guizzo da ala sudamericana e la sua eleganza nel tocco di palla e nell’uno contro uno. Però mai e poi mai mi sarei immaginato che Giaccherini fosse partito da qui, dal campo Ferrovia. “Lui abitava e abita ancora oggi a Talla, un paesino a pochi chilometri da qui. A 16 anni avrebbe dovuto giocare negli Allievi, ma essendo un fenomeno il mister lo buttò nella mischia in prima squadra, in Promozione. Cominciò benino ma durante l’inverno ebbe uno scontro di gioco violentissimo con il portiere avversario. Si fermò, gli prese paura, non voleva più tornare a giocare! E il Bibbiena era finito in zona retrocessione. Io all’epoca guidavo il pulmino per andare a prendere i ragazzi a casa e portarli al campo. Passavo sempre da casa sua, provavo a convincerlo: dai, torna a giocare! Un bel giorno a inizio primavera tornò. Fece 8 gol in poche partite, un extraterrestre. Ci salvammo. Il Cesena si accorse di lui, e la sua carriera da professionista iniziò. Lui è partito da qui, da Bibbiena. Ora Emanuele fa il commentatore per Dazn, però ogni volta che lo invitiamo, più volte all’anno, viene a trovarci qui al campo Ferrovia. La sua presenza è un bello stimolo per i nostri ragazzi”.

Fra i tanti bambini e ragazzi che sognano di imitare le serpentine di Giaccherini c’è anche una squadra Allievi appena nata: “Fino a qualche mese fa eravamo deboli nell’annata degli attuali under 17 – mi racconta Giacomo, il responsabile settore giovanile della società rossoblù – ma in estate diversi ragazzi in arrivo da un’altra squadra del Casentino ci hanno dato manforte e così eccoci qui, con una squadra in più ai nastri di partenza”. E’ proprio in onore di questa squadra nuova di zecca che oggi mi sono spinto fin quaggiù, per presentare agli Allievi del Bibbiena il progetto Figc “Non Solo Piedi Buoni” a cui prenderanno parte in rappresentanza della provincia di Arezzo. Ad ascoltare la presentazione, oltre ai vivacissimi e simpaticissimi giovani calciatori (quelli con la parlantina più pronta fra le squadre incontrate in giro per la Toscana) ci sono anche il presidente Fausto e tanti genitori con gli occhi raggianti. “Il Bibbiena è loro” riprende improvvisamente il filo del discorso Stagnino, il primo autista di Giaccherini ai tempi delle giovanili del Bibbiena, dotato di un eloquio schietto e illuminante: “I presidenti del calcio giovanile oggi sono le famiglie. Senza la loro presenza, il loro volontariato e i loro soldi qui non ci sarebbe niente. Il nostro scopo come dirigenti del calcio giovanile è prima di tutto fare contenti loro, i nostri veri azionisti di maggioranza, i babbi e le mamme, attraverso il servizio che facciamo ai ragazzi”. Io nel frattempo mi presento ai ragazzi e faccio del mio meglio per tirare la volata ad Andrea Gennai, il direttore dell’Ente Parco Foreste Casentinesi, che fra poco diventerà per questi sedicenni del Bibbiena un allenatore sui generis di educazione civica per conto della Figc: “Ogni giovedì pomeriggio faremo una piccola escursione. Vi porterò a conoscere dei luoghi del Parco, delle attività e delle persone speciali, che danno la vita per prendersi cura delle bellezze naturalistiche e degli animali del nostro territorio. Ci sarà anche da rimboccarsi le maniche, perché abbiamo bisogno del vostro aiuto. Ma ci sarà soprattutto da divertirsi e da imparare”. I giovani calciatori e Andrea iniziano a scambiarsi nomi di località all’interno del Parco che io, da animale metropolitano del Valdarno inferiore, non conosco nemmeno lontanamente ma che non vedo l’ora di scoprire nei prossimi mesi insieme ai ragazzi. Gli azionisti di maggioranza (alias i babbi e le mamme) dal canto loro applaudono a scena aperta e già avanzano auto-candidature: “Scusate, possono partecipare alle escursioni anche i genitori?”. Andrea mi fa l’occhiolino e mi risponde compiaciuto: “Tommaso, hai visto? Ecco trovati gli autisti di riserva”.