Mi chiamo Tommaso e sono il terzino sinistro della squadra Juniores under 19 del Paperino San Giorgio. La mia storia d’amore con il calcio è cominciata male ma piano piano ha superato tanti ostacoli fino a diventare una parte importante della mia vita. Avevo cominciato a 6 anni, come tanti bambini della mia età, in una scuola calcio di Prato vicino casa mia. Il primo impatto non andò bene perché mi sentivo meno bravo rispetto agli altri bambini della squadra: anche l’allenatore fece capire ai miei genitori in modo abbastanza schietto che forse mi sarei divertito di più a praticare altri sport. Così, negli anni delle elementari, ho fatto judo e soprattutto atletica leggera, nella bella pista di atletica di Chiesanuova, con tanta campagna e tanto silenzio intorno: un ambiente pieno di fascino, dove mi sono gustato tramonti stupendi in un clima di serenità mentre provavo a correre sempre più veloce. Poi però è arrivato il covid, negli anni delle medie, e gli sport a livello ufficiale sono stati interrotti per quasi due anni. E’ stato in quel periodo che il calcio è rientrato prepotentemente nella mia vita! Io e i miei amici del quartiere di Vergaio infatti non potevamo stare fermi e così, di pomeriggio, dopo le lezioni in videochiamata, spesso ci davamo appuntamento di nascosto nei giardini pubblici vicino casa per improvvisare partite di calcio fra di noi, con le biciclette a fare da pali delle porte e punteggi finali che arrivavano anche a 30 a 27 o roba del genere, tanto erano interminabili le nostre sfide…
Il fischio finale spesso lo davano, invece dell’arbitro, i vigili urbani che pattugliavano la città durante i giorni di restrizioni legate al covid: appena passavano i vigili decidevamo all’istante di cambiare sport…dal calcio al ciclismo! Tutti su in sella a pedalare disperdendoci subito in mille direzioni sotto gli occhi benevoli dei vigili dandoci appuntamento alla successiva partita clandestina.
Durante il covid, grazie a queste partite “di straforo”, mi ero accorto di essere migliorato tantissimo. E così, alla ripresa delle attività sportive ufficiali, mi feci coraggio e decisi di riprovare a giocare a calcio in una squadra vera: ho giocato nel Casale Fattoria, nel Tobbiana e da quest’anno nel Paperino. Sono un terzino a cui piace spingere ma che quest’anno, giocando in una squadra che prende troppi gol, deve cercare prima di tutto di difendere.
Sono stato per qualche mese lontano dal campo e dalla squadra a causa di un infortunio muscolare ma sono contento di essere finalmente rientrato a tempo pieno sentendomi di nuovo coinvolto con i miei compagni del Paperino, sia negli allenamenti, sia nelle partite che nel progetto della Figc “Non Solo Piedi Buoni” all’interno della parrocchia del quartiere San Paolo. Aiutando i bambini del doposcuola a giocare a pallone e raccontando loro la mia storia mi è sembrato di tornare agli scout, associazione da cui ho ricevuto tanto nella mia adolescenza e che mi ha insegnato il bello di fare volontariato. Ci è capitata una giornata piovosa, e così abbiamo alternato con i bambini alcune mini-partitelle ad altrettanti momenti di pausa per asciugarci e chiacchierare insieme.
Alcuni bambini mi hanno raccontato del lavoro che fanno i loro genitori: chi muratore, chi donna delle pulizie, chi direttrice di una sala da tè molto elegante, chi invece operaio e operaia nelle fabbriche tessili che contornano non solo il quartiere ma addirittura lo stesso campino della parrocchia dove ci trovavamo. E’ stato bello sapere dal nostro dirigente Andrea che il Paperino si sta attrezzando per iscrivere questi bimbi del nostro doposcuola nella squadra Pulcini della società, accompagnandoli gratis al campo di allenamento e riportandoli qui nel quartiere con il pulmino: sarebbe un bel modo per fare incontrare questi bimbi che giocano con noi il lunedì pomeriggio (molti dei quali di origine cinese) con bimbi di Prato figli di italiani facendoli diventare amici. E’ un problema, questo della separazione fra cinesi e italiani a Prato, che nella mia città esiste da quando sono nato. Questa separazione in parte esiste anche nella mia classe di scuola del liceo artistico, dove i ragazzi di origine cinese sono circa un terzo del totale, parlano molto bene italiano (altrimenti non sarebbero arrivati in quarta superiore) e hanno tantissime doti; bravissimi a disegnare, bravissimi in matematica, e poi con un senso di auto-disciplina assurdo. Nelle cose di scuola ci aiutiamo e collaboriamo noi italiani e cinesi, ma poi, quando arriva il momento di uscire la sera o della festa di compleanno, nessuno di loro invita noi e viceversa. Amicizie forti o coppie miste italo-cinesi fra i miei coetanei sono quasi impossibili da trovare qui a Prato.
Però fra i bambini vedo che la situazione è migliore anche se la distanza ovviamente c’è ancora. I bambini cinesi non possono non risentire del fatto che i loro genitori molto spesso lavorano nei capannoni delle fabbriche tessili dalla mattina alla sera senza fermarsi mai. E anche gli stessi bambini a volte passano il pomeriggio in questi capannoni. Eppure, nonostante questo, due bambini cinesi del nostro doposcuola mi hanno appena raccontato che il pomeriggio vanno a scuola di musica insieme a bimbi italiani. E poi vedere qui in parrocchia tutti questi bimbi appassionati di calcio mi fa ben sperare; oggi immaginarsi un ragazzo pratese con gli occhi a mandorla giovane promessa del calcio italiano è meno fantascienza rispetto a quando ero piccolo. E un pochettino di questo piccolo passo in avanti è, modestamente, anche merito di noi Juniores del Paperino San Giorgio.