Intervista ad Emanuele Magliocca – A.C.D. Bibbiena

 

Mi chiamo Emanuele e sono l’ala sinistra della squadra under 16 del Bibbiena. Il Bibbiena è la squadra del mio paese: ci gioco volentieri non solo perché è il campo di calcio più vicino a casa mia, ma anche perché è la squadra di un paese dove sono davvero contento di abitare. A Bibbiena c’è tutto: la scuola superiore, il treno, lo sport, la compagnia di tanti amici, tante belle strade poco trafficate e immerse nella natura dove girellare con la moto… Sì, è vero, d’estate abbiamo il punto debole di essere fra le parti della Toscana che sono più lontane dal mare, ma alla fine mi sono affezionato anche a questo difetto. Già, perché noi ragazzi di Bibbiena d’estate il mare vicino a casa ce lo siamo inventato comunque; è la Pozza del Leone, un torrente che scorre a Corsalone, cinque minuti di motorino dal centro del paese. Alla Pozza ci sono dei massi dai quali ci si può tuffare, in diversi punti l’acqua è abbastanza profonda ed il bagno divertentissimo.

Divertente quasi quanto giocare nel Bibbiena, dove ho iniziato ad appena sei anni anche se, per buona parte del periodo delle elementari, sono stato costretto a cambiare sport. Colpa di un problema alle piante dei piedi che mi obbligava a portare dei plantari particolari e a non usare assolutamente le scarpe coi tacchetti. Ma appena il problema ai piedi si è risolto e il covid è finito, non ci ho pensato due volte a tornare a giocare a pallone! Gioco sulla fascia facendo su e giù di continuo, per aiutare la difesa ed essere presente anche nelle azioni d’attacco. Quando capita, cioè quando dall’altra parte del campo sento che sta per arrivare un cross di un mio compagno, cerco di farmi trovare pronto in mezzo all’area per prenderla di testa e fare gol. Il primo gol in una partita di campionato 11 contro 11 invece l’ho fatto di piede, tre anni fa sul campo del Pian di Scò: un tiro di prima intenzione passato in mezzo a tante gambe ed entrato in rete fregando il portiere che forse lo aveva visto partire troppo tardi. Non sono un ragazzo esuberante che dopo i gol fa esultanze strane, di quelle provate e riprovate per poi pubblicarle su Tik Tok: quella volta, però, dopo il mio primo gol nel calcio vero, feci un’eccezione; corsi a perdifiato fino alla tribuna e disegnai un cuore con le dita delle mani per lei, la mia sorellina Elena, che ora tanto “ina” non è più ma a cui voglio ancora un bene infinito. Sento dire tante storie di fratelli e sorelle che da adolescenti si bisticciano. Io e Elena invece più passano gli anni e più ci sentiamo complici: io da fratello maggiore cerco di dare l’esempio, mi sento responsabile quando usciamo da soli perché tocca a me accompagnarla a piedi da qualche parte in paese; e anche in quei giorni tristi di pioggia in cui non si può uscire di casa e non ci sono appuntamenti con gli amici, io e mia sorella stiamo sempre volentieri in compagnia in camera a vederci un film insieme o a giocare a carte fino a tarda sera.

Mi sento un ragazzo fortunato perché oltre ad avere una bella famiglia ho anche un bel gruppo di amici, e tanti di questi sono quelli del Bibbiena. Con alcuni di loro infatti ci gioco insieme da sempre. Un po’ di questo affiatamento di squadra è merito anche del progetto Figc “Non Solo Piedi Buoni”, che ogni giovedì porta alcuni di noi dell’under 16 del Bibbiena a conoscere un luogo del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi guidati da Andrea, il direttore del Parco. E’ toccato anche me, con un mio compagno di squadra. Andrea ci ha accompagnato in una casetta di montagna immersa nel bosco dalle parti di Camaldoli: lì il Parco ha attrezzato una foresteria per i volontari e i ricercatori che vengono a dare una mano al personale fisso dell’ente. Una decina di persone ci ha dato il benvenuto in un ambiente molto semplice: le camere coi letti a castello, più una cucina unica e volutamente condivisa dove tutti gli ospiti mangiano insieme per fare amicizia. A quella tavola, con questi amanti del parco e dei suoi animali strani, ci sono stato anche io.

A spiegarci e a mostrarci le cose più interessanti è stata Sole, una ricercatrice universitaria di Padova che è venuta in questo periodo ad abitare nella casetta nel bosco per studiare i lupi. Li segue grazie al gps attaccato al collare di uno di loro. E dopo il passaggio del lupo in un determinato punto lei con un suo collega ricercatore fa dei sopralluoghi a piedi in mezzo alla natura incontaminata per analizzare le tracce: resti di prede appena mangiate dal lupo, ma anche resti di escrementi da analizzare in laboratorio per risalire al dna e tanto altro materiale biologico. Inoltre nel parco ci sono diverse microtelecamere fisse che catturano le immagini di un sacco di animali in transito, tipo le telecamere di viaggiare informati; solo che dal computer di Sole invece di file di macchine si vedono passare cervi, cinghiali e lupi spettacolari. I volontari e i ricercatori ci hanno parlato dell’emozione mista ad un pizzico di paura quando questi animali bellissimi te li ritrovi davanti a distanza ravvicinata in mezzo ai boschi del parco, in un silenzio perfetto. Mi ha meravigliato scoprire che ci sono persone che da tante parti d’Italia vengono a fare una vacanza di volontariato o a lavorare qui per prendersi cura di questi boschi e per studiare gli animali da documentario che ci abitano. Io confesso che non sono un tipo da documentari sugli animali ma ora, un po’ di voglia di vedere più da vicino queste “autostrade naturali” nei boschi vicino a casa mia, mi è venuta. Speriamo di tornarci!