Mi chiamo Lucio e sono il terzino sinistro della squadra Juniores della Nuova Grosseto Barbanella. Sono contento di abitare, studiare e giocare a calcio a Grosseto. La nostra è una città che almeno secondo me è la giusta via di mezzo fra paese troppo piccolo e metropoli troppo caotica. Abbiamo il mare che d’estate ci fa sentire aria di vacanza anche quando restiamo a due passi da casa ed in più abbiamo tanti servizi, tanti ritrovi, tante scuole (la mia è l’istituto agrario con indirizzo enologia) e soprattutto diverse squadre di calcio. Io ne ho girate tre, di squadre di pallone di Grosseto, e a ognuna di queste devo dire grazie per un motivo o per un altro.
Nella prima, la Giovani Calciatori, ho vissuto l’emozione dell’inizio, con le prime partitelle della scuola calcio. Nella seconda, l’Invicta Sauro, ho avuto la fortuna di incontrare uno degli allenatori che mi hanno insegnato di più, mister Pratesi: un tecnico molto giovane che durante l’anno si ritagliava tanti momenti per chiacchierare a tu per tu con noi ragazzi. Chiacchierate importanti, almeno per me, che parlando con l’allenatore ho imparato a conoscermi meglio, a maturare caratterialmente e umanamente. Ce ne vorrebbero tanti, di mister così: che “perdono” tempo coi ragazzi fermandosi a parlare con loro non solo di calcio, ma anche della vita. E poi c’è la squadra più importante, la Nuova Grosseto, dove ho giocato la maggior parte delle mie partite e dove sono tuttora: negli ultimi anni ho cambiato diversi ruoli e ora tutti mi descrivono come un cursore di fascia molto versatile, che se la cava sia a difendere che ad attaccare, e che si adatta a giocare anche sulla fascia sinistra pur essendo il mio piede preferito il destro.
Alla Nuova Grosseto ho vissuto l’emozione bellissima, lo scorso anno, di un campionato vinto al termine di uno scontro diretto all’ultima giornata. E quest’anno un’altra emozione grande: la mia prima stagione con la fascia da capitano al braccio! In questa annata speciale da neopromossi in un campionato regionale, fra l’altro, abbiamo appena vissuto l’emozione della prima vittoria: un 3-0 da stropicciarsi gli occhi in casa contro il Castiglioncello; e proprio oggi è arrivata un’altra emozione, con l’inizio del gemellaggio di “Non Solo Piedi Buoni” fra la nostra squadra e l’associazione La Farfalla, che qui a Grosseto si occupa di stare vicino a persone malate di tumore o affette da altre patologie gravi.
Prima di venire qui non sapevo bene cosa aspettarmi. Ero curioso ma anche completamente all’oscuro di tutto, come quando vai all’interrogazione senza avere studiato. Insieme a due miei compagni di squadra ho passato due ore nella sede dell’associazione in compagnia di Loriana, che da brava presidentessa ci ha presentato a grandi linee le varie aree di intervento della Farfalla: gli infermieri e le psicologhe che ci lavorano, i tanti volontari come lei che danno una mano, i macchinari per la terapia Scramble a cui i pazienti si sottopongono per lenire il dolore della chemioterapia tramite impulsi elettrici in determinate parti del corpo. E poi è venuta a trovarci Lazara, una signora brasiliana che sta facendo chemioterapia da diversi mesi e che domani si sottoporrà a un delicato intervento chirurgico. “Sono qui in Italia da 40 anni, ho abitato prevalentemente a Roma e dintorni facendo la baby sitter, la colf e la badante”, ci ha raccontato Lazara: “Quando ho scoperto di avere il cancro, sei mesi fa, mi trovavo a lavorare nella seconda casa di una signora romana qui vicino a Grosseto, a Porto Ercole. Così recandomi all’ospedale più vicino e facendomi seguire dagli oncologi di questa città è venuto naturale fermarmi qui. Devo tutto all’associazione La Farfalla, che mi ha dato un mini-appartamento gratuito quando io altrimenti non avrei potuto prendere una casa in affitto, e che mi fa sentire in famiglia anche se la mia famiglia si trova in Brasile, dall’altra parte del mondo”. La storia di Lazara ci ha colpito per la sua serenità e la sua capacità di apprezzare la vita anche dentro una malattia grave che le ha fatto perdere i capelli e tante sicurezze riguardo il suo futuro. Abbiamo capito che questo progetto della Figc è una cosa molto seria e molto utile. Ascoltare le storie dei malati e di chi se ne prende cura ci prepara ad affrontare queste sfide quando ci ritroveremo a essere noi gli amici stretti o i familiari di una persona che soffre. Stare lontani da queste storie facendo finta che non esistano ti fa finire nel panico quando improvvisamente ti ritrovi in prima linea. Conoscere le persone che vengono qui alla Farfalla invece fa capire che anche durante la malattia una vita dignitosa può comunque esistere, e che questa dignità dipende da noi, se siamo bravi oppure no a non fare sentire solo chi la malattia si trova ad affrontarla.