U.S. SALES A.S.D.

Sui marciapiedi della statale Toscoromagnola, all’altezza dell’abitato di Sieci, a metà strada fra Firenze e Pontassieve, è tutto un andirivieni di ragazzi adolescenti in marcia. In tutto saranno una trentina, con il borsone giallo e blu della Sales a tracolla. Sono arrivati da Firenze mettendosi in viaggio subito dopo l’uscita da scuola: chi con il treno, chi con l’autobus e chi con un passaggio privato. Sono diretti al campo sportivo del paese per uno dei tantissimi allenamenti “in campo neutro” a cui tutte le squadre giovanili della Sales sono costrette in queste prime settimane di stagione sportiva. “Guardali lì, i nostri ragazzi! Meriterebbero un premio già solo per tutte queste trasferte che gli tocca fare ogni giorno per allenarsi e per giocare”, si intenerisce accanto a me il presidente della Sales Maurizio Razzi, che mi sta accompagnando in auto verso il campo delle Sieci, e mentre guida continua ad avvistare e a salutare a bordo strada altri giovani calciatori della squadra fondata tanti decenni fa dai padri salesiani. “Questo esilio prolungato è un bel sacrificio per tutti”, mi spiega il presidente: “In compenso la causa di questo nostro nomadismo nei campi sportivi intorno a Firenze è una bella notizia: i padri salesiani proprietari del nostro campo casalingo di via Gioberti ci hanno regalato un terreno di gioco tutto nuovo, in erba sintetica di ultima generazione; il rifacimento del manto verde è in corso proprio in queste settimane, e anche gli spogliatoi saranno ristrutturati. Fra pochi giorni contiamo di tornare con tutte le nostre squadre in una casa della Sales bella come non mai”. Intanto arriviamo al campo, dopo che la macchina del presidente è riuscita nell’impresa di perdersi anche nel minuscolo abitato delle Sieci. Quando parcheggiamo i ragazzi fiorentini della Sales, che sono arrivati molto più rapidamente di noi pur non essendo motorizzati, si sono già cambiati e sono pronti per scendere in campo. Il gruppo della squadra Allievi, in onore della quale io e il mio omonimo Tommaso (educatore dell’Albergo Popolare di Firenze) siamo qui oggi a presentare il progetto “Non Solo Piedi Buoni”, si stringe in cerchio all’interno di uno strano campo spelacchiato dove convivono sia le porte di calcio sia i pali del rugby, per ricevere le ultime informazioni di servizio dall’allenatore Luigi: “Ragazzi, attenzione ai prossimi appuntamenti. Il prossimo allenamento lo facciamo nel campino a sette nostro della Sales, la prossima partita in casa invece è all’Albereta, poi lunedì della prossima settimana siamo di nuovo qui alle Sieci”. E’ a questo punto che nella riunione tecnica a centrocampo facciamo irruzione anche io, il direttore sportivo Roberto e l’altro Tommaso dell’Albergo Popolare. Sotto una pioggerellina beneaugurante introduciamo ai ragazzi il gemellaggio con la struttura di Firenze specializzata nell’accoglienza di persone in emergenza abitativa che la Figc ha proposto alla loro squadra. L’idea di partenza è quella di trovarci tutti i martedì pomeriggio fino al mese di maggio con due o tre ragazzi della Sales a rotazione e con un ospite del dormitorio “ingaggiato” di volta in volta dall’educatore Tommaso: due ore insieme in cui ascoltare la storia di un ospite sempre diverso dell’Albergo Popolare, e fare una piccola escursione nei luoghi di Firenze in cui ogni storia è ambientata, per far conoscere ai ragazzi le piazze e le strade della loro città attraverso un punto di vista insolito (quello di chi per tanto tempo ha vissuto senza un tetto sulla testa).

Tommaso l’educatore dell’Albergo è entusiasta non meno di me di questo gemellaggio fra ragazzi della Sales e persone ex senza fissa dimora. “Sono convinto che dalla Firenze raccontata dagli ospiti dell’Albergo e dai ragazzi degli Allievi della Sales potrebbero nascere belle storie. Potremmo anche scriverle, raccoglierle in una piccola antologia. Non te lo avevo detto prima, ma io oltre a essere educatore sono anche scrittore. E poi questi ragazzi mi sono già entrati nel cuore. Quanto hanno perso alla prima giornata? 8-0?”. Eh sì. Ma di fronte c’era la corazzata Fiesole. Niente paura. Arriveranno presto anche le soddisfazioni sul campo. Io nel frattempo, visto che i tifosi veri si riconoscono nei momenti di difficoltà, prometto ai ragazzi che andrò all’Albereta a vederli contro il Rifredi. “Ci si vede fra pochi giorni, allora”, mi strizza l’occhio il direttore sportivo Roberto. Il presidente Maurizio lascia nello spogliatoio un bel vassoio di pizzette e schiacciatine: “Così i ragazzi dopo la doccia e prima di rimettersi in marcia verso treni e corriere si fermano lo stomaco per benino”. Poi saliamo di nuovo in macchina con destinazione Firenze, perché Maurizio prima di congedarmi ci tiene a farmi vedere lo stato dei lavori al campo della Sales. “Io lo vedo già, il campo nuovo”, non sta nella pelle il presidente: “Sai che il nostro campo è il campo di calcio più in centro città di tutta Firenze?”. Sì, lo sapevo. E infatti è suggestivo vedere le palazzine tutte intorno al rettangolo di gioco, e ugualmente suggestivo è uscire dall’impianto, fare quattro passi e ritrovarsi come d’incanto in piazza Beccaria. “Siamo nel salotto di Firenze, ma la nostra squadra è accogliente verso tutti e mischia classi sociali diverse. Ce lo ha insegnato don Marcello, il prete che mi ha cresciuto qui nella parrocchia dei Salesiani e che negli anni 50 volle fortemente costruire vicino alla chiesa questo campo di calcio a 11. Don Marcello era un vero appassionato di calcio: lui la domenica mattina non celebrava le messe perché voleva stare alla rete a fare il tifo per le squadre giovanili della Sales. Il suo Vangelo eravamo noi. Nel 2009 don Marcello è morto, ma il legame fra parrocchia e squadra non è mai finito, qui alla Sales: a proposito, il nostro nuovo direttore dell’Opera Salesiana di Firenze, don Stefano, che ti vuole conoscere ed è entusiasta del progetto “Non Solo Piedi Buoni”, sai com’è che arrivò in parrocchia da ragazzino? Facendo il portiere nella Sales!”.