Paperino e San Giorgio sono due borgate alla periferia sud di Prato, in una terra di mezzo dove il grande agglomerato urbano lascia spazio alla campagna, alle case sparse e ai campi coltivati. La squadra di calcio che rappresenta questi due quartieri della seconda città più popolosa della Toscana si chiama per l’appunto Paperino San Giorgio, ed è qui che mi trovo ospite stasera. Il campo di calcio dove si allena e dove fa base la formazione Juniores di questa società sportiva è di proprietà della vicina parrocchia di Castelnuovo, altra frazione all’estremo sud della città laniera. Quando arrivo al campo trovo il giovane parroco don Matteo impegnato ad apparecchiare per la cena su una distesa di tavoloni di legno da sagra. Con lui un gruppetto di parrocchiani bionici armeggia coi pentoloni in un baracchino adibito a cucina. “Stiamo preparando una bella pastasciutta per i ragazzi alla fine dell’allenamento”, mi raccontano i dirigenti e gli amici di don Matteo. Un clima che più casereccio di così non si può. Mentre i giovani calciatori a cui sono venuto a presentare il progetto Non Solo Piedi Buoni finiscono di allenarsi, la squadra-apparecchiatura a bordo campo è letteralmente falcidiata da un esercito di zanzare. Ma superando ogni ostacolo i preparativi per la nostra cena vanno avanti spediti. I ragazzi fanno la doccia e si mettono a tavola belli baldanzosi. Arriva a salutarli anche Marzia, una maestra in pensione con il cuore grande, che durante tutto l’arco della stagione ogni lunedì pomeriggio farà gli onori di casa nella parrocchia Gesù Divin Lavoratore (dall’altra parte della città, zona via Pistoiese, nel cuore della Chinatown pratese) per dare vita insieme agli Juniores del Paperino a un doposcuola per i bambini della vicina scuola elementare Borgonuovo: aiuto compiti e soprattutto tante partite di calcio per bimbi che non hanno la possibilità di fare sport in una scuola calcio vera e propria. Io, i dirigenti e gli allenatori della squadra lanciamo l’idea ai ragazzi, e cerchiamo di far capire loro quanto sia importante la posta in gioco di questa avventura: sia per la maturazione dei ragazzi stessi dal punto di vista civico e umano, sia per il servizio offerto ai bimbi che parteciperanno al doposcuola, molti dei quali di origine cinese e con un estremo bisogno di socializzare e di giocare in contesti che li aiutino a parlare meno in cinese e più in italiano.
“Sarebbe bello che alla fine di questo doposcuola alcuni dei bambini e delle bambine decidessero di iscriversi al Paperino”, è l’auspicio di Andrea, giovane dirigente della società gialloblù e persona dalla sensibilità sociale smisurata: “La sfida dell’integrazione per i figli degli operai tessili cinesi è difficile ma importantissima. Tanti di questi bambini arrivano alle scuole superiori ma poi vengono respinti e abbandonano gli studi, avendo passato troppo tempo della loro infanzia con i loro connazionali. La scuola elementare e media aiuta fino a un certo punto, perché anche lì i bambini di origine cinese, essendo la maggioranza della popolazione scolastica, tendono a socializzare fra di loro senza parlare in italiano. Diverso è il discorso in un contesto come una squadra di calcio, dove i bambini cinesi sono pochi, e quei pochi che entrano nelle nostre squadre per forza di cose fanno amicizia con loro coetanei figli di italiani, e così iniziano a praticare davvero la nostra lingua, e questo può fare la differenza anche nella buona riuscita del loro percorso scolastico. Speriamo, con questo progetto, che i nostri Juniores riescano a essere un ponte di accoglienza per questi bambini verso la nostra società sportiva. Al momento fra i nostri 200 tesserati, solo 3 sono di origine cinese. E’ pochissimo, però è già un inizio”. Andrea è mio vicino di posto alla pastasciuttata insieme ai giovani calciatori: fra una forchettata e l’altra mi racconta dello spettacolo teatrale che i giovani calciatori di diverse età del Paperino hanno preparato e rappresentato insieme lo scorso anno ma anche del viaggio della memoria in diversi ex campi di sterminio nazisti che la società ha offerto qualche mese fa a un gruppo di allenatori della squadra nell’ambito di un percorso di formazione a tutto tondo rivolto allo staff tecnico. E poi, ovviamente, c’è la grande passione per il calcio giocato, attorno alla quale tutte le iniziative sociali si sviluppano. “Dal punto di vista strettamente sportivo stiamo attraversando una fase di transizione molto delicata: il nostro storico campo di calcio di Paperino è stato demolito per fare spazio a un impianto di trattamento di rifiuti. Il comune ha individuato un’area vicina dove costruire un campo di calcio più bello e più funzionale di quello che avevamo prima. Speriamo che non ci voglia troppo tempo. Intanto noi abbiamo chiesto e trovato ospitalità a San Giorgio e qui a Castelnuovo, al campo della chiesa. La nostra è una bella storia, che ha attraversato diverse generazioni e tante altre ancora ne vuole attraversare. Il presidente Sauro e sua moglie Barbara sono i nostri fuoriclasse: sono ovunque, dal campo di gioco al bar, dalla biglietteria al volante del pulmino che porta i bambini al campo e li riaccompagna a casa. Noi dirigenti più giovani siamo nella loro scia, per inventare calcio e socialità buona. I genitori che portano i loro bimbi da noi ormai lo sanno, che al Paperino si gioca sì tantissimo a calcio, ma proprio giocando a calcio si prova anche a fare la nostra parte per costruire un mondo migliore”.